Che cos’è la risonanza magnetica

La risonanza magnetica rappresenta nel campo della radiologia un’avanzata tecnica di imaging multiplanare, poiché consente l’acquisizione di immagini su diversi piani (assiali, coronali o sagittali).
Tale possibilità è offerta grazie ai progressi effettuati in merito al movimento del corpo macchina (il cosiddetto gantry) che, in campo medico, hanno consentito che tale strumento fosse utilizzato prevalentemente in sede diagnostica, ossia finalizzato alla scoperta di eventuali patologie che affliggono il paziente.

Le caratteristiche principali

La peculiarità di tali accertamenti è costituita dal fatto che tale strumento consente di vedere in maniera peculiare i tessuti molli e rende possibile riconoscere e distinguere le varie tipologie di tessuti.
Infatti, nonostante la risoluzione delle immagini acquisite tramite risonanza magnetica sia complessivamente molto bassa (si pensi che in caso di sezioni di 1mm l’immagine risulta pressoché non visibile), l’importanza di operare mediante tale tecnica sta nel fatto di riuscire a distinguere tessuti organici che altrimenti con altri esami risulterebbero pressoché identici.
L’ulteriore fattore positivo di tale accertamento è costituito dalle modalità con le quali viene eseguito; si parla, infatti, molto spesso di risonanza magnetica aperta, in quanto il tunnel nel quale vengono introdotti i pazienti è stato notevolmente ridotto di dimensioni. Ciò è di estrema importanza per tutti quei pazienti particolarmente ansiosi, per coloro che soffrono di claustrofobia, nonché per i bambini e gli anziani.
La risonanza aperta è particolarmente indicata ogni qual volta gli esami riguardino le zone del cranio, della colonna vertebrale, nonché gli organi interni.
Per quel che concerne, infine, la preparazione del paziente per tale esame, non sussistono particolari indicazioni, salvo quella di presentarsi il giorno dell’esame a digiuno di alimenti solidi.

La risonanza magnetica e i rischi per il paziente

Ad oggi, benché l’argomento abbia suscitato in passato notevoli polemiche, non vi è alcun elemento per poter affermare che la risonanza magnetica implichi rischi per il paziente che vi si sottopone. Tra l’altro, occorre sottolineare come questo tipo di esame non utilizza raggi x e non è invasivo nei confronti del paziente, salvo l’eventuale somministrazione per via venosa di un agente di contrasto.
Alcuni fattori di rischio, ovviamente, permangono e sono costituiti per lo più dalle eventuali interazioni del campo magnetico prodotto dalla strumentazione con eventuali oggetti di metallo posseduti dal paziente sia all’esterno (collane, braccialetti, eccetera) sia al proprio interno (ad esempio, protesi o schegge), in quanto l’azione del campo magnetico potrebbe cagionare lo spostamento di questi oggetti comportando danni o addirittura lesioni ai tessuti.
Altre situazioni a rischio possono essere costituite dagli esami eseguiti sulle pazienti incinte, pertanto è opportuno in questi casi procedere agli accertamenti tramite risonanza, solo dopo un’attenta analisi del quadro clinico del paziente e la necessità della risonanza magnetica nell’ambito del caso specifico.